“Siamo tutti sulla stessa barca”

Quotidianamente abbiamo a che fare con le difficoltà di tante persone e tante famiglie a sopravvivere dignitosamente, difficoltà acuite dall’attuale emergenza sanitaria.

Oltre alla pandemia che sembra non finire e alla crisi economica che ancora fatichiamo a quantificare, constatiamo l’emergere di vere e proprie forme di disagio sociale. Non solo, l’esperienza del lockdown e del distanziamento ci hanno costretto a ritornare all’essenziale: le relazioni, nel bene e nel male, nella loro presenza e nella loro assenza, stanno determinando la qualità della nostra vita.

Tutti questi fattori, uniti all’evidente rottura del patto sociale e al dilagare dell’individualismo, ci spingono a riflettere sul significato della parola comunità, siamo cioè chiamati, tutti e ciascuno, ad intraprendere un personale cammino di discernimento sulla questione della fratellanza e dell’amicizia sociale. Come sostiene papa Francesco nell’Instrumentum Laboris del Global Compact of education, ci troviamo di fronte una situazione fortemente caratterizzata dalla rottura del “patto educativo” e dalla perdita del valore della fraternità. I tempi delle relazioni sono violati e frammentati dall’enorme velocità dei nuovi strumenti di comunicazione, all’insegna di un potere economico che incide sui desideri e sulle paure di ciascuno. Queste criticità non possono essere affrontate se non cambia il paradigma educativo: il mondo cambia se cambia l’educazione che, da esperienza fortemente individualistica, deve trasformarsi in incontro, relazione,forte di un enorme valore sociale capace di mutare la società.

Ricostruire la comunità

Anche nell’enciclica Fratelli tutti Papa Francesco ci invita con decisione a intraprendere un percorso netto in questa direzione, compiendo dei passi specifici e chiari:

  1. la presa di coscienza dell’urgenza della fraternità a partire dalla realtà in cui viviamo;

  2. un’analisi che fa emergere motivazioni e ostacoli su un piano più fondamentale;

  3. l’identificazione di piste percorribili lungo cui muoversi per concretizzare l’orizzonte della fratellanza e dell’amicizia sociale.

Un invito esigente che ci spinge ad uscire dall’autoreferenzialità di alcune nostre proposte per guardare oltre e non ritenere “buone” solo le cose cha facciamo e proponiamo noi. Lavorare in rete costruendo nuove alleanze però è spesso un lavoro molto faticoso, che richiede tempo. Tuttavia, i risultati potrebbero essere sorprendenti: affrontare questa crisi lavorando in rete con il proprio territorio potrebbe rappresentare senza dubbio un’opportunità di crescita per le realtà ecclesiali. Occorre quindi dar vita a processi sinodali: la complessità chiede alleanze, relazioni, collaborazioni.